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Australia Olimpiadi e riconciliazione

Australia Olimpiadi  e riconciliazione

Australia tra le Olimpiadi e la riconciliazione

«Riconciliazione» è una delle parole chiave del Nuovo Millennio per il continente australiano, che ha colto l’occasione delle Olimpiadi di Sydney, del settembre 2000, per rilanciare il difficile e doloroso processo di pacificazione tra il governo e la minoranza aborigena. La popolazione aborigena vive, in buona parte, ancora ai margini della società, in condizioni di grande povertà e disagio, ed è vittima di discriminazioni razziali. Dai rapporti di Amnesty International emerge che ancora oggi la mortalità infantile dei bambini aborigeni non solo è tre volte quella dei bambini bianchi, ma è superiore persino alla media di un paese povero come il Bangladesh.

A simbolo della rinnovata considerazione dei nativi, i XXVII Giochi dell'era moderna sono stati aperti affidando l’accensione del braciere olimpico all'atleta aborigena Cathy Freeman (che ha poi vinto la gara dei "400 metri  donne") e la cerimonia di apertura a un altro aborigeno, il danzatore Djakapurra.

Già nel maggio precedente, centinaia di migliaia di persone, circa un milione secondo gli organizzatori, avevano traversato a piedi il ponte sulla baia di Sydney in sostegno della riconciliazione e della ripresa del proposte di leggi a favore dei diritti e della cultura degli aborigini che il governo di John Howard ha bloccato in Parlamento. La marcia è stata la conclusione di una serie di manifestazioni che si sono svolte per tre giorni in diverse città del Paese. In questa occasione sono stati offerte simboliche scuse per l'assimilazione forzata e, in particolare, per la sottrazione alle copie miste dei loro figli,  allo scopo di trasferirli in orfanotrofi cristiani o in famiglie bianche dove avrebbero ricevuto un'educazione occidentale. La separazione forzata è avvenuta per un lungo periodo di tempo, dal  il 1910 e il 1970,  tanto che in Australia si parla di quei bambini come della “generazione rubata”.