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La rivoluzione industriale e la formazione degli stati nazionali

Nel secolo seguente la tempesta delle guerre della Rivoluzione francese e dell'età di Napoleone il panorama europeo, e nordamericano, conobbe un mutamento di portata eccezionale, quale mai forse il mondo intero aveva conosciuto. Fu il secolo della "grande trasformazione".

A partire dall'Inghilterra, il Vecchio Continente conobbe la diffusione di un processo di industrializzazione che avrebbe mutato per sempre i caratteri della produzione: il progresso tecnologico - dal vapore all'elettricità alla chimica - favorì un succedersi di "rivoluzioni industriali". L'economia di mercato si diffuse capillarmente. L'agricoltura si razionalizzò. Il commercio e in genere la vita sociale si avvantaggiarono dei miglioramenti nelle comunicazioni e del diffondersi delle strade ferrate, simbolo di progresso.

La borghesia si avviava a costituire la classe dirigente generale, riducendo ulteriormente gli spazi alle corti ed ai ceti aristocratici. All'inizio coartati dalla chiusa Restaurazione, seguita all'esperienza napoleonica, aspirazioni sinceramente liberali e fermenti democratici e socialisti cospirarono spesso insieme in lotte politiche e moti, sino alla grande rivoluzione del 1848 ed oltre. Si diffondeva anche così un sentimento liberale di progresso continuo e indefinito.

L'Ottocento, e in particolare il cinquantennio centrale del secolo, concise con l'apogeo del capitalismo e delle borghesie.

Nel sistema internazionale, le relazioni fra gli stati europei conobbero - ormai lontano il ricordo delle guerre napoleoniche - un lungo periodo di sostanziale pace mentre Londra e Parigi ampliavano a dismisura i propri imperi coloniali. In due ultime importanti aree ancora frazionate in stati minori, la Germania e l'Italia, si affermarono stati unitari.

Di là dall'Oceano, intanto, gli Stati Uniti d'America erano cresciuti politicamente, demograficamente (era il periodo della grande emigrazione) e soprattutto economicamente, avviandosi a divenire una eccezionale potenza industriale.

Soprattutto nell'ultimo trentennio del secolo, però, finirono per diffondersi inquietudini e timori. L'economia capitalistica conobbe le sue prime crisi e una lunga depressione dei prezzi. Il movimento operaio andò organizzandosi e affermandosi come alternativa radicale. Mentre gli Stati Uniti d'America proseguivano e ampliavano il proprio processo di industrializzazione, fra le potenze europee, invece, sui motivi di accordo andavano prevalendo i contrasti, anche in funzione delle contese coloniali. Si stavano accumulando le cause del primo conflitto mondiale.

Bibliografia

Eric John Hobsbawm, Il trionfo della borghesia 1845-1875, Roma-Bari, Laterza, 1976

Eric John Hobsbawm, Le rivoluzioni borghesi 1789-1848, Milano, Il saggiatore, 1963

Eric John Hobsbawm, L'età degli imperi 1875-1914, Roma-Bari, Laterza, 1987