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Rallentamento e ripresa della politica degli insediamenti

Rallentamento e ripresa della politica degli insediamenti

Israele vive in una fase estremamente complessa della propria storia. La vittoria elettorale laburista del 1992 ha permesso la formazione di un governo che, con cautela e con irrigidimenti ma anche con fermezza, perseguiva  una politica di pace nella regione: una politica che prevedeva il rallentamento degli insediamenti di nuovi coloni ebrei nei territori arabi occupati di Cisgiordania e Gaza (insediamenti che erano il punto massimo di frizione con gli stati arabi confinanti e con la popolazione araba dei territori stessi), il riconoscimento della possibilità per l’Olp di organizzare un’entità statale autonoma nei territori stessi, e persino la discussione con la Siria circa la possibile restituzione di parte dei territori occupati da Gerusalemme nel corso delle guerre passate.

Una politica così diversa da quella dei passati governi conservatori, però, non poteva non trovarsi quotidianamente fra l’incudine dell’estremismo terrorista arabo e il martello della insubordinazione dei settori più chiusi della comunità ebraica. Dopo l’assassinio del premier Rabin e l’elezione di un nuovo governo di destra con a capo il “falco” Netanyahu, tutto il processo di pacificazione è messo in crisi, ed è soprattutto sulla politica degli insediamenti che Israele si trova a fronteggiare una nuova intifada.