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Gian Galeazzo Visconti

Gian Galeazzo Visconti

La fortuna di Gian Galeazzo Visconti sorse nell'Italia dell'ultimo Trecento come una meteora. Figlio ed erede del signore di Milano Galeazzo II, si liberò dalla tutela dello zio Bernabò facendolo arrestare e avvelenare, ne disperse i figli, e dal 1385 concentrò nelle sue mani tutti i dominii viscontei. Intraprese quindi un'aggressiva politica espansionistica conquistando Padova, Verona, Vicenza, Belluno (1387-1388) e volgendosi poi verso l'Italia centrale. Con i successi riportati fra il 1399 e il 1402, quando sottomise Bologna, Pisa, Siena e Perugia, rappresentò una gravissima minaccia per lo Stato fiorentino, che lo combatté strenuamente con le armi e con la propaganda. Solo la sua morte improvvisa, avvenuta nel 1402, arrestò un'espansione che avrebbe potuto sconvolgere l'assetto politico della Penisola. Eccone il ritratto tracciato da un grande storico dell'Ottocento, Jacob Burckhardt: "In Giangaleazzo si scorge manifestamente quella mania di grandezza propria dei tiranni. Egli spese 300.000 fiorini d'oro in gigantesche opere di arginatura, per poter divergere a suo talento il Mincio da Mantova e il Brenta da Padova, e togliere così ogni mezzo di difesa a queste città, e non par lungi dal vero ch'egli abbia pensato anche ad un prosciugamento delle lagune di Venezia. Fondò la Certosa di Pavia [...] e il Duomo di Milano [...]; e forse anche il palazzo di Pavia, cominciato da suo padre Galeazzo e da lui condotto a compimento, era allora di gran lunga la più splendida residenza principesca che vi fosse in Europa. In questo egli trasportò la sua celebre biblioteca e la grande collezione di reliquie sacre, nelle quali egli aveva una fede affatto particolare. Con tali idee sarebbe strano che in politica non avesse steso la mano alle più alte corone. Il re Venceslao lo fece duca (1395); ma egli non pensava a meno che al regno d'Italia o alla corona d'imperatore [...]".