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Gli eserciti

Gli eserciti

Gli eserciti nel Settecento

Una delle caratteristiche peculiari del Settecento fu l’intensificarsi delle attività diplomatiche come mezzo per tessere alleanze, per designare matrimoni o scambi di territori. Ciò nonostante, la guerra rimase un mezzo normale per risolvere le controversie internazionali. Nella seconda metà del secolo tutte le maggiori potenze mantennero, anche in tempo di pace, eserciti con più di 100.000 soldati. La tecnica di guerra intanto era molto cambiata e due innovazioni portarono a nuove tattiche: la prima fu l’invenzione della baionetta inastata in cima alla canna del moschetto, la seconda fu l’uso della pietra focaia nel moschetto (che prese il nome di “fucile”, dall’acciarino incorporato che era detto “focile”) che consentiva di sparare tre colpi al minuto. La tattica consisteva nello schierarsi in una linea sottile, mantenere un nutrito fuoco di fucileria nell’avanzare e poi, a pochi metri dal nemico, caricare con la baionetta. La cavalleria interveniva per trattenere i fanti o per inseguire. Questa tattica esigeva nei soldati un lungo addestramento e una rigida disciplina: famoso per tali caratteristiche divenne l’esercito prussiano di Federico II. Tutti gli eserciti del Settecento erano eserciti professionali, composti in parte da stranieri e in parte da “volontari” nazionali. Questi ultimi provenivano, nella maggior parte dei casi, dai ceti sociali più umili e poveri e, spesso, erano reclutati con metodi sleali, o con false promesse.