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Federico II e Condorcet

Federico II e Condorcet

Federico II e Condorcet

Il re di Prussia Federico II, negli anni 1785-86, si tenne in contatto epistolare con uno dei maggiori filosofi illuministi francesi, Condorcet. Uno degli argomenti che trattarono, in materia di giustizia, fu quello della pena di morte. Condorcet si dichiarava contrario all’uso della pena di morte, approvandola, tuttavia, in quei casi in cui il colpevole può essere pericoloso per la società. Inizialmente il sovrano fu d’accordo con lui, poi in una successiva lettera affermava che la prigione a vita era più crudele. Le idee illuministe del periodo, a cui si rifà anche il Beccaria, erano dell’opinione opposta: la pena deve avere uno scopo educativo e crea più timore il pensiero di essere costretti ai lavori forzati a vita, che essere puniti con una morte rapidissima. Condorcet quindi, rispose a Federico con una punta molto polemica, arrivando a ritenere inutile la pena di morte anche per punire i crimini più atroci. L’argomento portato per avvalorare la sua tesi è quello dell’errore giudiziario: dato che non è possibile avere la certezza assoluta di non condannare un innocente, è meglio salvare un colpevole. Per questa ragione non si può approvare l’uso della pena di morte nemmeno per i crimini più atroci: è proprio davanti a casi di questo tipo, dato il grande orrore che suscitano, che i giudici, i magistrati o i giurati sono più esposti al rischio di condannare un innocente.