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Le monarchie francese e inglese

I secoli che vedono l'espansione economica, religiosa e militare dell'Occidente e lo svolgersi del lungo conflitto fra Papato e Impero sono anche quelli in cui, con tempi e modalità differenti, l'autorità regia si afferma in Francia e in Inghilterra. La forma specifica che tale affermazione assume viene tradizionalmente sintetizzata nell'espressione di "monarchia feudale", con ciò intendendo un ordinamento nel quale il re si avvale, per esercitare il suo potere, degli strumenti tipici dell'universo feudale: il vassallaggio, simboleggiato dall'omaggio e dalla fedeltà, e il beneficio (feudo), bene materiale o diritto concesso in cambio di determinati servizi. Verso la fine dell'XI secolo il regno assoggettato da Guglielmo il Conquistatore nel 1066 - che esclude l'Irlanda, la Scozia e il Galles - presenta un modello di governo fortemente centralizzato, con solide istituzioni finanziarie e funzionari strettamente dipendenti dal trono. Come in Normandia, dove il sistema è già stato adeguatamente sperimentato, il sovrano si situa al vertice di una piramide di rapporti personali che, attraverso vari livelli, gli consentono di dominare il complesso della nobiltà insulare. Il Domesday Book, il grande censimento fiscale realizzato da Guglielmo nel 1086, ha fra i suoi diversi obiettivi anche quello di fissare sulla carta questa vastissima rete di dipendenze.

In Francia invece, dove già da un secolo tengono lo scettro i Capetingi, il re domina solo parzialmente l'insieme delle relazioni feudali che cementano i legami interni all'aristocrazia. La difficoltà di controllare materialmente un regno assai vasto e la tradizione di frazionamento politico che ha radici nell'epoca post-carolingia si concretano nell'esistenza di forti e autonomi principati territoriali (ducato di Normandia, contea d'Angiò, contea di Blois, ducato di Guascogna), talvolta più estesi degli stessi dominii diretti del re. Dalla parte della monarchia vi sono però l'importanza economica dei suoi possedimenti (le ricche terre cerealicole dell'Ile-de-France), l'intesa con la Chiesa, e soprattutto la diffusa credenza nel carattere sacro e addirittura taumaturgico della figura del re. Per ambedue i paesi l'evoluzione successiva è condizionata dal sorgere della dinastia anglo-franco-normanna dei Plantageneti, che nel 1154 giunge a cumulare, con Enrico II, la Corona inglese e metà dell'intero territorio della Francia. L'Inghilterra è all'apice della potenza, di fronte ad una monarchia francese colpita nel prestigio e nelle possibilità di sviluppo dalla ingombrante presenza di un vassallo che è al tempo stesso sovrano di un regno rivale.

Lo scontro diventa inevitabile alla fine del secolo. Da un lato vi è il francese Filippo II, artefice di un tenace quanto rapido allargamento dei dominii reali, dall'altro l'inglese Giovanni Senza Terra, celebre per il suo oppressivo fiscalismo e la sua imperizia di cavaliere. In un rovesciamento dei rapporti di forza vigenti fino a qualche decennio prima, a prevalere è Filippo: dopo la battaglia di Bouvines del 1214 i possessi della monarchia inglese sul suolo di Francia sono ridotti alla regione della Guienna. In difficoltà anche all'interno, Giovanni Senza Terra deve allora accettare la limitazione delle prerogative reali sancite dalla Magna Charta, mentre il suo successore Enrico III, che regna fino al 1272, si trova a fronteggiare una pericolosa rivolta dei baroni. La ripresa della monarchia inglese si ha a partire dall'ultimo Duecento, quando Edoardo I completa la conquista del Galles e instaura un rapporto di collaborazione con i nobili, gli ecclesiastici e i borghesi delle città. Ormai il potere viene diviso con il Parlamento, che rappresenta le diverse comunità del regno, il cui consenso è necessario per qualsiasi imposizione fiscale. In Francia i successi di Filippo II, giustamente definito "Augusto" (dal latino augere = accrescere), si consolidano nel Duecento ad opera di Luigi VIII, Luigi IX e Filippo l'Ardito. Aumenta l'importanza di organismi dell'amministrazione centrale quali il Consiglio del re, il Parlamento di Parigi (organo supremo della giustizia regia), la Corte dei Conti; la burocrazia periferica vede potenziate le proprie funzioni, scalzando gradualmente il potere dei piccoli e grandi signori locali.  Nuove acquisizioni territoriali sono realizzate da Filippo IV il Bello, salito al trono nel 1285, protagonista di un aspro conflitto con il Papato, durante il quale ottiene il riconoscimento dell'assoluta indipendenza e sovranità della monarchia nella sfera temporale. Nel 1328, alla morte dell'ultimo dei Capetingi, più dei tre quarti del regno fanno parte del dominio diretto del re. Ma nell'eredità che si trasmette alla nuova dinastia dei Valois permangono irrisolti i motivi di contrasto con i regnanti d'Inghilterra. Per risolverli saranno ancora necessari cent'anni di guerra.

Bibliografia

R. Manselli, L'Europa medioevale, Torino, Utet, 1979, vol. II, pp. 917-952

C. Carozzi, Le monarchie feudali: Francia e Inghilterra, in La Storia. I grandi problemi dal Medioevo all'Età Contemporanea, vol. II, Il Medioevo, Torino, Utet, 1986-1988, tomo 2, pp. 339-367

G. Duby, La Domenica di Bouvines, trad. it., Torino, Einaudi, 1977