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Jacopone da Todi

Originalissima, benché di natura alquanto ostica a lettori meno preparati a motivo dell'argomento mistico e della lingua non toscana, è l'opera del francescano Jacopone da Todi (1236-1306)...

Jacopone scrisse più di cento laude che, però, non hanno carattere propriamente popolare, bensì esprimono, in un volgare umbro rialzato di latinismi, i suoi personali sentimenti, organizzati attorno a due fondamentali atteggiamenti.

Uno più tradizionale, lo sdegno contro la vanità del mondo, contro i propri peccati e contro la stupidità dei peccati in genere; in queste laudi non ha seguito la serenità di San Francesco, ma ricorrono piuttosto immagini di disprezzo del mondo analoghe a quelle di San Pier Damiani e di Innocenzo III. Di tale carattere sono anche le composizioni autobiografiche e satiriche in cui Jacopone si rivolge al Papa Bonifacio VIII, che lo aveva incarcerato come ribelle seguace dei francescani spirituali, e aderente al partito dei Colonnesi nemici di Bonifacio.

L'altro atteggiamento, più misticamente francescano, è quello del giubilo spirituale nel sapersi perdonato e amato da Dio. Jacopone giunge a protestare contro l'eccessivo amore con cui Dio l'assedia, rendendolo estraneo alla vita umana: sono le laudi più originali e personali, veramente di un mistico.

F. Montanari, M. Puppo; Storia della letteratura italiana, SEI 1980

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