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Dante e il Dolce Stil Novo

Con questo termine Dante Alighieri indicò, propriamente, la sua poesia, maturata nella canzone “Donne che avete intelletto d'amore”, posta al centro della sua Vita Nuova. Nel Purgatorio Dante introduce un suo colloquio con l'anima del guittoniano Bonaggiunta Orbicciani che gli domanda spiegazioni sulla natura del nuovo stile iniziato con tale canzone; e Dante risponde che la novità del suo stile consiste nel mettersi completamente a disposizione dell'amore, e nello scrivere secondo che esso “ditta dentro”: questo è ciò che né Giacomo da Lentini né Guittone d'Arezzo hanno saputo fare (Purgatorio XXIV, 49 e seg.).

E’ una posizione umile e superba insieme : Dante dice che l'armonia e il valore della propria poesia non è invenzione propria, ma docilità e obbedienza alla superiore dettatura (nel senso nostro, e, insieme nel senso di arte retorica) di Amore: le belle rime di Dante non sono tanto sue, quanto di amore stesso (dell'ispirazione poetica come dono divino).

Il termine dolce stil nuovo è quindi, qui, usato da Dante per la propria poesia; ma, poiché, poco dopo, incontrando, verso la fine del Purgatorio (XXVI, 97), Guido Guinizelli , Dante lo chiama “il padre / mio e degli altri miei miglior, che mai / rime d'amor usar dolci e leggiadre”, noi posteri abbiamo raggruppato i poeti di questo stile in una sola “famiglia”: Guido Guinizelli , Guido Cavalcanti (ca. 1258-1300), Dante Alighieri (1265-1321), Lapo Gianni (coetaneo di Dante), Gianni Alfani (ca. 1275-1300), Dino Frescobaldi (ca. 1271-1315), Cino Sighibuldi (ca. 1265-1336). Sono tutti fiorentini o almeno toscani, tranne il Guinizelli; ma tra Firenze e Bologna le relazioni erano intense.

F. Montanari, M. Puppo; Storia della letteratura italiana, SEI 1980

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