mappamappasinistradestra

 


La nostra libreria

Compra i tuoi libri da www.librazioni.it


 1861. La storia del Risorgimento che non c'è sui libri di storia 1861. La storia del Risorgimento che non c'è sui libri di storia
Fasanella Giovanni
Sperling & Kupfer, 2010
€18,50


 Cucina, chimica e salute Cucina, chimica e salute
Nicoletti Rosario
Aracne, 2009
€15,00


 Quello che rimane Quello che rimane
Kidder Tracy
Piemme, 2010
€17,50



Honk Kong e Macao cambiano bandiera

Honk Kong e Macao  cambiano bandiera

Honk Kong e Macao cambiano bandiera

Nel 1997, dopo 155 anni di amministrazione britannica, Hong Kong torna alla Cina.Ultimo bastione del più vasto impero coloniale moderno, il passaggio di Hong Kong si carica di un  duplice significato simbolico. L'evento, da una parte, sancisce la definitiva conclusione dell'epopea coloniale britannica in Estremo Oriente, in verità irrimediabilmente compromessa già 50 anni fa con l'indipendenza dell'India e del Pakistan. Dall'altra, è una novità per la corona inglese, che in questo secolo ha visto ammainare la sua bandiera già 67 volte. Infatti è la prima volta che il Regno Unito consegna una colonia a uno Stato comunista. L’opinione pubblica locale si interroga sul destino dell’isola, da molti indicata come l'emblema di un nuovo tipo di città-stato fondata sulla libertà individuale e terreno ideale per gli affari. Gli ottimisti prestano fede alle parole del leader cinese Deng Xiaoping che prometteva “una Paese con due economie”. I pessimisti temono per i diritti civili, certi che Pechino non tollererà a lungo la libertà di Hong Kong.

Nel dicembre del 1999 è la volta di Macao che, dopo 442 anni di controllo portoghese, passa alla Cina. Come Hong Kong, anche Macao ha il suo statuto speciale e mantiene il ruolo di ponte tra la Cina e l'Europa.

A distanza di anni, le previsioni in positivo e in negativo fatte dagli osservatori esterni sembrano non essersi avverate: le trasformazioni ci sono, ma sono lente e difficilmente visibili dall'esterno. Nel caso di Hong Kong, le frontiere esistono ancora, almeno per i cittadini cinesi che possono entrare solo muniti di passaporto. Anche l'imposizione del cinese come lingua d'insegnamento al posto dell'inglese viene ostacolata non tanto per motivi politici o nostalgie coloniali, ma soprattutto perché riduce la "competitività" dei giovani, i lavoratori del domani. Hong Kong ha stabilito soprattutto un nuovo rapporto economico con la Cina, puntando il suo sviluppo sulle regioni oltre frontiera: là si trovano le fabbriche e la manodopera a basso prezzo. È quindi diventata una città di impiegati, dirigenti e imprenditori, una meta da raggiungere per ottenere lavori e stipendi migliori. Anche la New Economy è in grande sviluppo: secondo le cifre fornite dal governo, tutti gli immobili commerciali  e il  90% delle case di Hong Kong hanno accesso a collegamenti a "banda larga", il 50% delle famiglie ha un computer e l'uso dei cellulari è del 70%. Un primato mondiale.