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Il Giappone nell'età moderna

La lunga marcia che porterà il Giappone a rompere le strutture feudali della sua società comincia alla fine del Sedicesimo secolo quando, esauritasi la fase cosiddetta dei "regni combattenti" e annientato il potere degli Ashikaga, Oda Nobunaga si insedia al potere. Lui ed i suoi successori (in particolare Toyotomi Hideyoshi) riescono a dare al paese una certa coerenza ed unità politica, in particolare affrontando il problema della squilibratissima distribuzione delle terre e della iniqua imposizione fiscale.

Hideyoshi è forse una delle personalità di maggior spicco di tutta la storia giapponese: suo fu il tentativo di muovere alla conquista della Cina, tentativo tuttavia interrotto (quando ormai si era già rivelato impraticabile sia sul terreno militare che su quello politico) dalla sua morte. A Hideyoshi successe un esponente del gruppo clanico dei Tokugawa, Ieyasu, che divenne shogun nel 1603. Durante il governo dei Tokugawa le strutture feudali del Giappone si andarono allentando soprattutto sotto la spinta di cospicue attività economico-commerciali che esigevano un rapido superamento dei particolarismi, una accresciuta mobilizzazione di beni e prodotti, una maggiore libertà negli investimenti produttivi. Esigenze sostenute da una nuova classe borghese cresciuta soprattutto nelle città di Edo, Osaka e Kyoto.

I lunghi anni di dominio Tokugawa rivelano tre distinte fasi definite di "cristallizzazione" (fino al 1680), di "equilibrio" (fino agli inizi del XVIII secolo) e di "disgregazione finale" (dal 1710 al 1868). Nel complesso, nonostante la chiusura dei porti agli occidentali e le inevitabili restrizioni dei commerci interni, nonostante la dura repressione anti-cristiana, il XVII secolo presenta un bilancio sostanzialmente positivo: furono in questo secolo avviati poderosi lavori di risistemazione idraulica anche in funzione della coltivazione del riso e nuove terre vennero utilizzate per l’agricoltura. Progressivamente i Samurai persero un poco le loro caratteristiche di casta guerriera e divennero la élite dell’amministrazione dello Stato. La grande crisi della società moderna giapponese si ebbe nella seconda metà del Settecento, quando le tensioni sociali tornarono ad acuirsi e le rivolte dei contadini divennero via via più numerose, fino a costituire un elemento costante di un assetto politico istituzionale avviato al declino. Nel 1853, quando ormai i feudi della zona Nord-Ovest si erano sottratti al dominio dello shogun e, dopo che il ministro Mizuno Tadakuni aveva cercato invano di varare un consistente programma di riforme, l'ammiraglio americano Perry entrò con la sua flotta nel porto di Edo. L'amministrazione Tokugawa non riuscì infatti in alcun modo a far fronte agli avvenimenti, nonostante ciò, ed indotto dalla vecchia oligarchia di corte, lo shogun scelse dapprima la strada della contrapposizione netta alla pressione occidentale, e successivamente attuò una politica di compromesso stipulando diversi trattati commerciali con l'America e l'Europa. La contraddittorietà della politica e l'arrendevolezza del governo dello shogun all'Occidente, ancorché dettata dalle condizioni oggettive del Giappone, fu vista da molti come un tradimento verso la fedeltà dovuta all'Imperatore e come il preludio della fine del Giappone in quanto nazione. Fu così che alcuni giovani samurai dei feudi della zona più occidentale del paese si posero a capo di azioni di guerriglia antigovernativa che gettarono il paese nel caos per almeno un quindicennio, finché, dopo che l'esercito dello shogun fu battuto (1886) e dopo la morte dell'ultimo di essi, tornò in auge il potere dell'Imperatore. Il giovane Mitsuhito fu visto allora come la figura carismatica capace di assicurare il superamento della pericolosa crisi economica nel quale era caduto il paese; con la restaurazione del potere imperiale in Giappone prese decisamente avvio una nuova età politica.

Bibliografia

F. Mazzei , Avviamento allo studio della storia giapponese, Napoli, Istituto Universitario Orientale, 1979

O. Edwin Reischauer, Storia del Giappone dalle origini ai giorni nostri, Milano, Rizzoli, 1994

T. Takeshita, Lineamenti di storia della cultura giapponese, Bologna, 1994