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Tamerlano

Tamerlano

Tamerlano

Con il nome di Tamerlano è conosciuto in Occidente Timur-e Lang (Timur "lo Zoppo"), uno dei più grandi condottieri della storia. Nato nel 1336 dal capo di una tribù mongola del Turkestan, si sentì investito fin da giovane  della missione di ricostituire l'impero di Gengis Khan. Divenuto nel 1361 governatore di Kish, rafforzò nell'arco di un ventennio, con pazienza e tenacia, il suo potere in Transoxiana, senza peraltro assumere mai il titolo di khan, formalmente lasciato a un discendente gengiskhanide. Verso il 1380, supportato da un forte esercito di Turchi e Mongoli di lingua turca, attaccò, dalla sua base di Samarcanda, il debole e frammentato impero Ilkhan, con incursioni in Iraq, Azerbaigian, Armenia, Georgia; fra il 1388 e il 1395 lottò con successo contro il canato dell'Orda d'Oro spingendo le sue truppe fino a Mosca; nel 1398-1399 si volse verso l'India, dove invase il regno di Delhi; nel 1400 riprese la sua marcia verso occidente, penetrò in Siria, e, sconfitto il sultano ottomano Bayazet I ad Ankara (1402), dilagò in Asia minore. Si spense nel febbraio 1405, nel corso di una spedizione che avrebbe dovuto aggiungere al suo sterminato impero la Cina. La sua morte rallegrò molti, e fra questi lo storico arabo Ibn Arabshah, che gli dedicò il seguente epitaffio: "Egli passò nella maledizione di Dio, e fu precipitato nei più crudeli e più raffinati tormenti dell'inferno [...]. Dio onnipossente, per la sua misericordia, liberò gli uomini da questa crudele schiavitù, e levò via dal mondo l'ultimo dei tiranni". Con un destino comune ai guerrieri e ai conquistatori, Tamerlano è passato alla storia per la ferocia, le devastazioni ed i massacri che accompagnavano le sue imprese: aspetti che hanno inevitabilmente relegato in secondo piano il suo entusiasmo religioso (di musulmano sunnita) e l'atteggiamento da illuminato mecenate che egli ebbe nei confronti degli artisti e degli intellettuali del suo tempo.