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La Grecia e l'impero persiano

Durante il così detto "medioevo ellenico" le varie stirpi greche, distinte in base ai diversi dialetti parlati, si stanziarono nelle loro sedi definitive. Intorno all'800 a.C., la penisola greca, le isole dell'Egeo e le coste dell'Anatolia appaiono frammentate in città-stato, le pòleis, governate prima da un re e poi da regimi aristocratici. Le pòleis si svilupparono intorno a due fulcri: l'acropoli, la parte alta della città dove era il tempio della divinità protettrice, e l'agorà, la piazza dove si riuniva il popolo e si svolgevano le manifestazioni della vita civile. La conformazione fisica del territorio greco non consentiva ampie risorse agricole e, a causa di un forte incremento demografico e di una crescente urbanizzazione, a partire dall'VIII secolo a.C. si ebbe una forte crisi economica e sociale, superata con la colonizzazione del Mediterraneo occidentale e del Mar Nero. Alcune colonie divennero molto potenti, fondando a loro volta altre città e ciò portò ad una crescita enorme dei traffici commerciali. Questi nuovi impulsi determinarono, tra VII e V secolo a.C., in molte pòleis, un processo sociale e politico che portò alla nascita di forme di governo democratiche: la partecipazione diretta dei cittadini al governo dello stato fu, rispetto alle organizzazioni statali fino ad allora diffuse, una reale innovazione e la più grande conquista della civiltà greca. Furono i ceti sociali che avevano acquistato forza economica, commercianti, artigiani, ma anche contadini, a iniziare a pretendere una partecipazione alla vita politica. Nel mondo ionico-attico ciò portò alla fine delle aristocrazie e all'instaurazione delle tirannidi: i tiranni (qui il termine non ha una connotazione negativa) attuarono una politica favorevole ai contadini e ai commercianti. Tale periodo fu per le pòleis un momento di forte sviluppo, ma il crescente desiderio del popolo di partecipare alle gestione del potere fece cadere le tirannidi e nascere la democrazia. Le due pòleis che emersero in questo processo di trasformazione sociale ed economica, sviluppando sistemi politici contrapposti, furono due. Sparta, con un regime oligarchico, si affermò nel Peloponneso, creando un forte strumento militare, la Lega Peloponnesiaca; invece Atene, che ebbe una costituzione democratica dal 508 a.C., divenne la pòlis egemone nel mondo ionico-attico. Tra il VII e il VI secolo mutò anche l'assetto politico nel Vicino Oriente. Nel 625 a.C. Babilonesi e Medi si ribellarono agli Assiri: con la presa di Ninive nel 612 a.C., le ex-province assire furono divise tra Egitto, Babilonia e Media. Il re dei Medi Ciassare estese il suo territorio, ma il regno dei Medi, indebolito da una struttura feudale, durò poco: nel 550 a.C. il persiano Ciro si proclamò re dei Medi e dei Persiani. Con Ciro, e poi con i suoi successori Cambise e Dario, il regno persiano si estese territorialmente e crebbe in potenza: al culmine della sua estensione l'impero andava dalla valle dell'Indo alle coste dell'Anatolia, dalla Tracia all'Egitto. Era inevitabile, sia per motivi economici, che per l'ideologia dell'impero universale, un'ulteriore espansione verso la Grecia. Il conflitto tra Greci e Persiani assunse i connotati di una lotta dell'Ellade in difesa della libertà contro i barbari, riuscendo a dare una certa unità al mondo greco. Le spedizioni di invasione, guidate prima da Dario e poi dal figlio Serse, furono bloccate dai Greci, tra il 490 e il 478 a.C., con la vittoria nelle famose battaglie di Maratona, Salamina, Platea e Micale. Il timore di altri tentativi espansionistici da parte della Persia e il ruolo di spicco rivestito da Atene nel conflitto, portarono, nel 477 a.C., alla nascita della lega di Delo, un organismo federale permanente, che riuniva, sotto la guida di Atene, molte pòleis. Con la lega di Delo Atene raggiunse supremazia politica e primato economico, e, dal momento che anche l'egemonia di Sparta continuava a crescere, si ebbe la formazione di due forti entità politiche in concorrenza tra loro. Ad Atene, a partire dal 460 ca., fece la sua comparsa sulla scena politica Pericle, che ne guidò la politica per trent'anni. In questo arco di tempo la città allargò e razionalizzò le sue istituzioni democratiche e toccò i vertici espressivi nelle arti figurative, nell'architettura e nella letteratura. In politica estera Pericle tentò una linea di vasto respiro, sia contro la Persia che contro Sparta, trasformando la lega di Delo in un impero coloniale su cui la flotta ateniese esercitava funzioni di controllo e repressione. Il risultato di questa politica fu la guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene, dalla quale Atene uscì annientata. L'egemonia spartana si estese su tutto il suolo greco, riconosciuta anche, con la "Pace del Re” dalla Persia, che, occupata a controllare tendenze centrifughe al suo interno, in quegli anni aveva alimentato le discordie tra le pòleis distribuendo aiuti economici. L'assetto politico greco cambiò a partire dal 379, quando si ebbe, sotto la guida di due grandi personaggi, Pelòpida e Epaminonda, l'ascesa di Tebe. Nonostante i tentativi contrari di Sparta e Atene, che aveva ricostituito un'altra lega marittima, la potenza tebana crebbe vertiginosamente, unendo sotto la sua guida molte pòleis (lega Beotica) e ridimensionando la potenza spartana. Ma si trattò di una crescita effimera. Con la battaglia di Mantinea (362), formalmente vinta dai Tebani, ma in cui morì Epaminonda, finì la potenza di Tebe e con essa l'ultimo tentativo di una città-stato di unificare le forze discordi della Grecia: ad approfittare dello sfacelo del paese sarebbe stato il Regno di Macedonia con Filippo II.

Bibliografia

D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall'età micenea all'età romana, Roma-Bari, 1989