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Le civiltà del Mediterraneo: minoica, micenea, i Fenici e il regno ebraico

L'arrivo di popolazioni nomadi di lingua indoeuropea in Grecia si fa risalire al 2300-2200 a.C., quando nella penisola ellenica si registrano distruzioni e incendi in molti centri, che avevano raggiunto un buon livello di sviluppo. Si trattò, probabilmente, di un flusso migratorio a più ondate, che interessò tribù diverse, indicate dalle fonti antiche con il nome collettivo di Achei. È dal processo di fusione tra gli Achei e le genti locali, che occupò tutto il II millennio a.C., che nacque il popolo greco di età storica. Ma nel III millennio l'area interessata da un moto intenso di sviluppo è quella egea: qui ebbe luogo un processo di sviluppo che le fece coprire in pochi secoli il divario esistente fino ad allora con le grandi civiltà di Mesopotamia e Egitto. Le Cicladi, importanti fin dal Neolitico per le risorse minerarie di cui disponevano, sono una sorta di ponte naturale verso l'Asia minore, da dove giunsero forti impulsi allo sviluppo, forse anche a seguito di migrazioni. Verso la fine del III millennio nell'isola di Creta, favorita dalla posizione geografica nei contatti con il Vicino Oriente e Egitto, si sviluppò una fiorente civiltà urbana. Intorno al 2000 a.C. sull'isola sorsero vari agglomerati urbani intorno a grandiosi palazzi, che, avendo una funzione religiosa, politica e economica (i palazzi gestivano la produzione agricola della regione), testimoniano la presenza di un forte potere accentratore. La storia di questa civiltà, detta Cretese o Minoica, per la mancanza di buone fonti scritte, si riduce al tentativo di interpretazione delle successive distruzioni e ricostruzioni dei complessi palaziali, rivelate dall'archeologia. Sappiamo che la civiltà cretese stabilì un controllo sull'Egeo, diffondendosi nelle Cicladi, nella penisola ellenica e sulle coste sud-occidentali dell'Asia Minore. Infatti, tra il 1700 e il 1500 l'Egitto aveva conquistato la zona siro-palestinese e la via più sicura per far giungere da qui le merci in Egitto era quella del mare. I Cretesi divennero i tramiti commerciali tra queste due zone e ciò consentì loro anche la possibilità di esportare i loro prodotti. L'influsso esercitato della civiltà cretese sulla penisola greca, portò gli Achei a sviluppare centri cittadini, in cui nacque la civiltà Micenea, caratterizzata da diversi stati monarchici, tra cui primeggiava Micene. A partire dal 1500 gli Achei sostituirono i Cretesi nel commercio marittimo e nel controllo della zona egea, giungendo, nel 1450 ca. a invadere Creta: iniziava il massimo sviluppo dei regni micenei. In questo periodo i regni micenei si unirono per combattere Troia, città che, grazie alla sua posizione strategica sullo stretto tra Mar Nero e Mare Egeo, controllava importanti traffici commerciali. È da questa impresa che prende spunto la narrazione dei famosi poemi omerici. Intorno al 1200 a.C. una crisi profonda, di cui non siamo in grado di ricostruire le cause precise, colpì molti paesi del Mediterraneo orientale, in seguito ad un movimento di genti, chiamate dagli Egizi "Popoli del mare”. Forse si trattava di un movimento di popolazioni originatosi nel continente europeo che investì tutta la zona egea e vicino orientale, fermato solo in Egitto. In Anatolia fu travolto l'impero ittita, al posto del quale sorsero piccole organizzazioni statali, in Grecia i regni micenei furono distrutti. La caduta di questi regni segnò l'inizio del così detto "medioevo ellenico": scomparve il sistema economico sviluppatosi intorno alle città micenee per un ritorno all'economia di villaggio e sparì l'uso della scrittura. I Dori, tribù elleniche fino ad allora rimaste nella Grecia del nord, ebbero via libera nella penisola Greca. Come conseguenza dell'afflusso dei Dori alcuni Elleni migrarono verso l'Asia Minore (c.d. prima colonizzazione greca) fondando, nelle zone già interessate dal commercio miceneo, numerose colonie. I mutamenti politici verificatisi con le invasioni dei "Popoli del mare" permisero, nella zona siro-palestinese, lo sviluppo dei centri fenici e la formazione dello stato ebraico. I Fenici, nome greco per indicare i Cananei, erano una popolazione semitica stanziatasi, nel III millennio, nella stretta fascia siro-palestinese in numerose città-stato costiere. Esse, sorgendo proprio nel punto di incontro tra i grandi regni d'Egitto, Anatolia e Mesopotamia, nel corso della storia si trovarono a gravitare ora nell'orbita dell'uno, ora dell'altro stato. La scarsezza di suolo coltivabile della regione spinse i Fenici a dedicarsi alla navigazione, ai commerci e all'industria: con la crisi del 1200 essi, approfittando della scomparsa dei regni micenei e ittita, e dall'assenza di un forte stato in Mesopotamia, si affermarono sui mari. Tra il 1000 e l'800 a.C. i mercanti fenici dominarono il Mediterraneo stabilendo punti di appoggio alle rotte di navigazione, che divennero vere e proprie colonie, e esercitando una funzione mediatrice, anche a livello culturale, tra Oriente e Occidente. Ai porti della Fenicia affluivano merci che venivano esportate in Occidente, da dove i Fenici importavano materie prime. Essi erano anche abili artigiani, rinomati per la lavorazione del legno, dei metalli, dell'avorio, delle pietre preziose, del vetro e della famosa porpora. Mentre fiorivano le città fenicie, in Palestina il popolo ebraico passò dal nomadismo alla sedentarizzazione, e da strutture politiche tribali a un comando unificato permanente, la monarchia. Con i re David e Salomone il regno ebraico fu uno stato solido e dinamico, ma alla morte di quest'ultimo prevalsero forze centrifughe che divisero lo stato in due regni di debole struttura, sconvolti da una crisi politica, sociale e religiosa.

     

Bibliografia

AA.VV., I Fenici (catalogo mostra Palazzo Grassi), Milano, 1988

D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall'età micenea all'età romana, Roma-Bari, 1989