Iacopone da Todi, L'amor ch'è consumato - nullo prezzo non guarda

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L'amor ch'è consumato - nullo prezzo non guarda
né per pena non tarda - d'amar co fo amato.
Consumato l'amore, - sì va pene cercando,
se ama sé dilettando, - sta penoso.
E con grande fervore - al diletto dà bando,
per viver tormentando - angoscioso.
Allora sta gioioso - e sé conosce amare,
se fugge el delettare - e sta en croce chiavato.
Servo che prezzo prende, - ch'ama sempre diletto,
sì porta nell'affetto - pagamento.
Per lo prezzo vendere - lo prezzo, gli è difetto;
non è anco perfetto - lo stormento.
Se amor non fo tormento, - sì non fo virtuoso,
né sirà glorioso - se non fo tormentato.
L'amor vero, liale - odia sé per natura,
vedendosi mesura - terminata.
Perché puro, leale - non ama creatura,
né se veste figura - mesurata.
Carità increata - ad sé lo fa salire,
e falli partorire - figlio d'amor beato.
Questo figlio che nasce - è amor più verace
de onne virtù capace, - copiosa.
Dove l'anima pasce - fuoco d'amor penace,
notricasi de pace - gloriosa.
E sta sempre gioiosa - e si 'namora tanto,
che non potrebbe el quanto - esser considerato.