Tomaso da Faenza, Amoroso voler m'ave commosso

Altre Opere Bibliografia


Amoroso voler m'ave commosso
a non poter celar la lingua il core:
poi sì gli abonda, profererlo fore,
ciò che·llui emaginato mi ramembro.
Ché manti son c'han loro intenta e posso
messo in mesdir d'Amore e mal ritrarne;
soverchiamente isforzan di parlarne:
da lor sentenza parto e mi disembro.
D'Amore, invenenato fanno scorpo;
propietà divers' ha il naturale
nome, che bene puote più e vale,
ché 'n sua natura già non ha molesta:
c'Amore amante trae d'ogni tempesta;
vedere mai nullo tanto valor pò.
Per natural ragione Amore nasce;
naveggia a guisa di bon marinaro:
se trova loco disioso e caro,
soggiorno a sua stagion prendere sape.
Così Amore in cor polito adasce,
gentil e pien d'amoroso disire;
ponesi fermo e non vuole partire,
poi lo disira come tima l'ape.
Dunque disconoscenza fanno assai,
c'han finta di blasmare Amor se 'ngrascia,
e core e lingua in folletate lascia
tanto avantir, che par che siano a morte
tutte vertù che per Amor son porte;
ma tu, meo core, a tai taglia non fai.
Parte divisa da tal gente folle
che non pòn soferir d'Amor lo costo;
di suo dolzore aver non dén bon gosto:
di vista fanno, non di sentir tasto;
c'al primo provo d'Amor si distolle,
quando il suo foco sente appreso i·llisco;
immantenente dice: «Ora languisco;
partome; 'nanti vo' star sempre casto».
Mai non poria null'omo ad uno passo
salire in loco ove sia sovran bene;
non dé blasmar signor chi 'n lui ha spene,
né per compianto mostrarsi ismarrito:
ché vanamente aquista folle ardito
che per agina torna spene in casso.
Per lor scredenza a mal porto li pono,
poi mi conven che lor mesdir discovra;
sì sente lor valore e forza povra,
lor ferma intenza in ben d'amor non varga:
come che di compianti fan tal tono,
che, s'Amor non dispar, segno farab[b]o
ed a li mai parlier mi tornerab[b]o,
tanto sostien che sia lor voce larga.
C'Amor può dir: «Ciascuno amante alumo»;
e senza lui, dich'eo, non seria frutto;
e se mal sento, vincelo un gioi' tutto,
se d'amoroso bene aggio un sol mico,
come sorvince ambra, mirra e spico
di fino odor cosa ventata a fumo.
Foll'è ciascun che non avisa stampo
laove moneta in forma si percote;
non tocchi corda chi non sa le note,
ché no lavora dritto chi mal piomba.
Chi non è tal, d'Amor ch'attenda scampo,
cor no gliel pensi, né gliel dica il polmo,
voler salir poi è invisvato l'olmo,
c'Amor di visco ciascun ramo abomba:
ca no gli val, poi ch'è preso, lo scibbia,
né tòrta fare ond' abbia in grido scioppo,
com' a tagliuola distiensi lo toppo;
e poi che vede che lor male incende,
e la potenza d'Amor non s'arende,
bene sia folle tale amante sembia.
Amante dunque morbio si gastighi,
non dica d'Amor fallo e no lo sperna;
avanti che s'apigli a lui, dicerna
sua costumanza e no li stea soperbo:
contra lui vil' è orgoglio come cerbo;
core non è ch'Amor nol vinca e pieghi.
Ma se dir voglion contra 'nvea, e farla
ver' li noiosi, co·lloro arma porto,
ché spesso tol di fino amor conforto.
Gente noiosa, per voi non m'ascondo,
ma co li fini amanti a lor secondo
a cor di sua valenza non contrarla.