Terino da Castelfiorentino, Eo temo di laudare

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Eo temo di laudare
lo mio incominciamento
di gioia, e più lo temo di tacere:
ché non posso acertare
ben lo mio pensamento,
ch'io l'aprendesse di vostro piacere.
Perciò lo temo dire,
ed altresì covrire
lo temo mag[g]iormente,
a ciò ch'io non vi paia scanoscente
s'io la gioia celasse.
Dunqua, se ne contasse,
madonna, non vi spiaccia:
megli' è che 'l don si lodi che si taccia.
Don di mag[g]ior larghezza
è tenuto che sia
lasciarsi toller gioia che donare;
così di vostra altezza
presi, madonna mia,
poco di gioia che mi fa 'llegrare;
la qual voglio mostrare
per ric[c]a gioi' d'amare,
acciò che voi sacciate
quel ch'io fare' di compiuta amistate;
e prenderònne sag[g]io
dal detto de l'om sag[g]io:
«Debol cominciamento
aspetta assai meglior seguitamento».
Aspetto di seguire
lo pic[c]iol cominzare,
sì come si convene e vole Amore,
con gechito servire
ed umile aspet[t]are,
sperandone buon mezzo e fin megliore.
E più allegro core
ho d'esser compitore
de lo mio intendimento
per quella via, che per avenimento
di piacer per ventura:
ché val meglio e più dura
per ragione aquistato,
che non fa per ventura guadagnato.
Tegno c'aquisti assai
chi sa ben mantenere
quello c'ha primamente conquistato;
ma ben si loda mai
chi sa tanto valere
che si mantegna, e megliora suo stato
ed a fine laudato
mena suo cominciato,
poi c'ogne criatura
disidera sua fine per natura.
Così disider'eo
lo compimento meo;
ma non è di compiére
altro che vostra benvolenza avere.
La vostra benvolenza
vogliendo io aquistare,
non me ne può fallire intendimento:
ché, s'i' compio mia intenza
di vostro inamorare,
ag[g]io di tutte gioie compimento.
E se vostro talento
da lo 'ncominzamento,
madonna, discordasse,
servirò tanto l'amor che mi trasse
a voi, mia donna, amare,
che mi farò pregiare
forse per lui servire:
ché val ben pregio quanto gioi' compiére.