Bondie Dietaiuti di Firenze, S'eo canto d'alegranza

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S'eo canto d'alegranza
inamoratamente,
volendo magiormente
di mia bona allegreza aver certanza,
aven per la speranza
che mi fa star gaudente,
poi credo veramente
di voi ciò che mostrate per sembianza.
Ma simil m'adivene
come a l'om ch'è dottuso
di ciò ch'è più gioiuso,
che teme di fallir quanto più tene;
di ciò son disïuso,
di ciò c'ò visto acertar la mia spene.
Dunqua, per inoranza
di voi, donna valente,
priegovi dolcemente
ca vi degia piacer per me pietanza,
che sia fuor dubitanza
di voi propiamente
se la ciera piagente
e [i] sembianti col cor fanno ac[c]ordanza.
E, consirando il bene
ch'io ne spero sdubiuso,
non aio mai star dogliuso,,
ca 'n fina gioi mi conteria le pene;
così, viso amoruso,
ched eo per voi m'alegri si convene.
Per che gran dilet[t]anza
mi dona Amor sovente,
perchè imprimeramente
fue il nostro amor di bona incominzanza;
da voi port'io l'amanza
di buon cor francamente,
sì ch'io similemente
a voi ò dato il core mio in possanza.
Dal bon cominzar vene
lo finir dilet[t]uso,
purchè non sia gravuso
lungo aspettare ch'affanno sostene;
così seguirà l'uso
del nostro fino amor, che mi mantene.