Bondie Dietaiuti di Firenze, Madonna, me è avenuto simigliante

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Madonna, me è avenuto simigliante
com de la spera a l'ascelletta vene,
che sormonta, guardandola, 'n altura
e poi dichina, lassa, inmantenante
per lo dolzore ch'a lo cor le vene
e frange in terra, tanto si 'namura.
Così, primeramente ch'eo guardai
lo vostro chiar visagio,
che splende più che ragio,
distrettamente, donna, innamorai.
E così sormontai, donna, vegendo
che mi donò Amore l'ardimento
di voi amar, sovrana di bieltate;
ma sospirando, lasso, e piangendo
son dichinato poi va in perdimento
per me merzè e frango in [im]pietate.
Ma più m'agrada l'amoroso foco,
ov'è 'l mio core ardente,
per voi, vista piagrente,
che per un'altra aver so[l]lazo e gioco.
E però v'adomando solamente,
per Dio, ch'agiate a grado il mio servire,
poi ch'io gradisco l'amoroso affanno;
e se volete ch'io sia dipartente
da voi amar, convenevi partire
da voi li sguardi, che languir mi fanno,
e poi lo dolze riso, per ch'io incoro,
e la bieltà c'avete;
e, se questo farete,
forse mi parto, se [mi] disamoro.
Madonna, ben ò inteso che lo smiro
aucide 'l badalischio a la 'mprimera;
di voi similemente m'è avenuto
per un vedere ond'io piango e sospiro,
che 'nmantenente m'al[l]umò la spera,
onde coralemente son feruto.
Oimé, chiaro miraglio ed amoroso,
sì per lo primo sguardo
vi 'maginai, ond'ardo,
nè del mio cor non fui mai poderoso.
Però, canzon, va dire ad ogni amante
che lo veder mi par la prima cosa
per c'om più si 'namora per usanza,
avegna che 'l piacere è la fermante;
e ciò com ferma e 'n esso si riposa,
adesso cresce sanza dubitanza;
e saccio ben ca non var[r]ia neiente
veder, se non piacesse
ch'amor se n'apre[n]desse;
ma da che piace, aprende tostamente.