Incontrino de' Fabrucci da Firenze, Per contrado di bene

Bibliografia


Per contrado di bene
mi convien male dire,
avegna che mi sia grave penanza,
di ciò che m'adivene:
ché mi conven partire
e lasciar cortesia e buona usanza.
Ben è fera pesanza
avere in ubrianza
lo ben dire e 'l contare:
e me conven blasmare,
contando lo mio inganno,
ca, pur ab[b]iendo danno,
non si puote uom laudare.
Dunque blasmare assai
mi posso ogne stagione
membrando vita d'ogne fino amante,
ca di laudarsi assai
hanno giusta cagione,
e me convien per contrar gire avante.
Forte ne son pesante,
ca di leale amante
ne sono dispregiato,
ch[ed] io non sono amato:
però da me laudata
non fia donna [crïata]
s'io non son ristorato.
Sì come Adamo, 'l primo
omo da Dio crïato,
fue sodotto per agnolo maligno
(secondo noi [s]avemo,
odo che fue ingannato
porgendo ad Eba 'l pome de lo legno),
cosìe eo per disdegno
da una esser convegno
di tal guisa schernito,
ca, s'io fosse sciop[p]ito,
no 'l doveria potere
sofrir lo suo volere,
ch'i' no ll'avea fallito.
Già no le minospresi
per nes[s]una cagione,
ca no oservasse 'l suo comandamento;
secondo ch'io intesi,
data mi fue intenzone
per sua mossa e da suo cominc[i]amento
di darmi compimento
a tut[t]o il mio talento
quando fosse ragione:
or m'aleva cagione,
portami blasmo assai;
già unque non pensai
c'amasse a tradigione.
Già unque no 'l pensai,
donna leale ardire,
per sé laudare, inganasse la gente;
e disconvene assai
quel che non vol seguire
mandarsi proferendo sì sovente:
ca ben è [s]canoscente
qual donna fa presente
le sue parole invano
ond'ha cuor longitano,
per esser più laudata;
ma talor n'è blasmata,
portata in mano in mano.