Chiaro Davanzati, Quando è contrado il tempo e la stagione

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Quando è contrado il tempo e la stagione,
ed omo ha pena contro a suo volere,
co lo pensere - adoppia suo tormenso;
ché 'l mal sofrire è 'l dritto paragone
a que' ch'è sag[g]io: quando [ha] lo spiacere,
met[t]er piacere - inanzi a ['n]tendimento;
e bon talento - aver, ché tempo vene
che torna in bene - lo gravoso affanno,
e men dà danno - se conforto tene
chi bona Spene - non mette in inganno.
Ordunque, sag[g]io di savere ornato,
in cui pregio ed onore era e valenza,
la soferenza - gentil cor nodrisce,
mette 'n obrïa ciò dov' ha affannato,
in bona spene mette il core, e penza
che grave intenza - non dura e rincresce;
e ben sor[t]isce
chi nel male conforta la sua vita:
ch'i' ho in udita
che 'l pulicano sucita di morte,
e no gli è forte:
così la pena pò venir gioita,
chi non i[n]vita - pensiero oltre grato.
Ben ho savere al sag[g]io rimembrare
ch'Adammo de lo 'nferno si partìo,
e soferìo
la pena ch'amendò lo suo fallire
(non dico certo in voi fosse fallare,
ma sanza colpa giudicò sì Dio);
e tenne in fio
dal suo Segnor la mort' e [i] fu disire.
Mostrò che lo sofrire
dovesse fare ogn'omo, in suo dolore;
e questo è lo valore:
ch'al mondo non è pena sì cocente
che non torni piagente,
chi 'n buona spene mette lo suo core.