Monte Andrea, Donna, di voi si rancura

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Donna, di voi si rancura
chi più v'ama a fede pura,
c'onor di voi no riluce nè splende.
Mirate ciò c'avenire
pote di vostro schernire
e dell'er[r]ore che 'n voi tanto pende.
Poi che la vostra potenza
in ciascuna valenza
disformat' ha ragione,
qual serà la cagione
di tanta crudelezza,
c'orgoglio vi deb[b]ia porre 'n altezza?
Donna, pensate c'altura
in ciascun causo misura
vole, secondo lo stato, qual prende:
ché troppo e più d'agradire,
ben sostenendo, il perire,
chi ornamento di vita difende.
Proveg[g]ia vostra scïenza
in tanta differenza:
ché si vede il leone
che sua potenza pone
e sua grande ferezza
in basso per umiliata prontezza.
Donna, invano labora
in cui non è dirit[t]ura:
far tal sementa già frutto no rende;
ché l'aquistato d'ardire
puote più tosto fallire
che laove vera ragione racende.
Dunqua chi ha provedenza
ha diritta intenza
di ciò che fa il paone
per poca falligione,
c'ha tanta di bellezza:
non disformata terrà sua grandezza.
Donna, in sentenza dura,
trasnaturata natura,
sete nodrita, poi non si contende;
e dico, chi v'ha a seguire,
farà sé e voi partire
da onore e da ciò ch'esso atende.
Ché nullo avria difenza,
ma in tutto perdenza
incontro a lo dragone,
se d'un'oppenïone
e di vera arditezza
fossor le teste, tant'avria fortezza.
Donna, talor la ventura
parte laov'è più sicura
c'orgogli' o forza mai no la riprende;
soperbia ignuda voi' dire,
per vita morte sentire,
là ove regna tal vizzo s'intende.
Che se gli augelli han temenza
e mostrano doglienza
del falco rudïone,
non è per tradigione
né per sua vilezza,
ma natural vertù ne fa certezza.
Donna, bene dà paura
che vostra gentil figura
abassi, da poi che 'n sé tanto ofende:
c'angiol, vogliendo sallire
i·lloco da no sofrire,
sede in parte ove più non iscende.
Pensi vostra sapïenza,
s'avete conoscenza,
qual serà diffensione
quell'or che 'l paragone
farà dritta cernezza,
mostrando ben vostra vana allegrezza.
Donna, vostra mantadura
è nobile a dismisura,
ma pur conven che voi stiate a l'amende,
se tempo vi fa sentire
che nulla vale fiorire,
perdendo frutt' o' tanto tempo stende.
Ora ag[g]iate sofrenza
d'orgoglio far partenza:
ché Troia andò in perdizione,
Mirlino e Salamone;
però non fa mat[t]ezza
chi siegue del castoro sua prodezza.
Se pur tarda [la] sentenza,
chi ben provede e penza,
di grande offensïone
non trapassa stagione:
dapoi ch'è ben divezza,
laove vendetta apar, tanta dolcezza.