Monte Andrea, Ahi misero tapino, ora scoperchio

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Ahi misero tapino, ora scoperchio
e voi' cernir la fine e 'l mezzo e 'l capo
de' viziosi mali, ov'io li sapo,
che no stea più 'n error la gente manca.
Dritta ragion dirò, non di soperchio;
per difension qual vuol prenda lo scudo:
troveràllo il mio colpo ognora ignudo,
siccome gente in battaglia stanca.
Ciò comanda ragione, e Dio nol niega:
chi prende il torto dura alquanto tempo,
ma a la fine, o tardi o per tempo,
è sì palese che già non ha loco;
venesi consumando a poco a poco;
così ogni cosa pur ne la fin piega.
Gente d'errore, come alcuno lauda
lo vizïoso Amor, così nol chiamo:
Morte l'apello, ch'è 'l diritto ramo,
ed ancor peggio, se peggio si trova.
Or odi lo prencipio come frauda:
brami e disiri con vita sì agra,
quando avere credi, allor più magra
trovi tua opra: quest'è prima prova.
Poï nel mezzo tutto 'l mal radoppia,
quando la detta Morte qui ti trappa:
prendi un disio; poï sì ti trappa,
di razional vertù fatti mendico;
ché Dio ti spiace ed ogn' altro amico;
tutti rei vizi porti teco in coppia.
Ancora adduce lo mezzo e 'l prencipio,
d'ubidir molti e servir sanza infinta,
c'ogn' inoranza è per loro spinta;
lo disnore, quanto ciascun può, scopre,
e pur conven che sia fedel descipio
de' più mortai nemici che l'uomo abbia,
ond'è crudel pregion più che di gabbia,
a cui convene in ciò seguir su' opre.
Maggiore inganno in ciò ve ne mostro:
chi è sì preso, ciascun om li pare orbo;
men cura lo disnor che non fa 'l corbo.
Ahime lasso, com'è la vita morte
a chi condutt'è a sì grave sorte
che d'ogni ben ne vòta il corpo nostro!
Or pognam ciò ch'i'ho detto sì dorma,
ciascun capitol fosse sovran bene:
la fine ov'e' ti conduce e sostiene,
iloco ti fa parer lo ciel tegghia;
e di tal ton'ca ti copre la forma,
nominanza disnore ognor ti cresce.
E qual cosa, segnor, più rabelisce?
vivere orrato l'om che dorme e veg[g]hia.
Orranza aver non pò chi n'ha pur l'ombra;
e se gioia vuol dire alcuno e' porge,
quell' è un punto ove ti guida e scorge:
tanto la donna di sé non dà od ama,
che 'l core in quell'or più non disii e brama:
com' più prendi, più quel voler t'ingombra.
Due cose di vertù de l'om so' specchio:
la bona nominanza è la prima;
libertà è capo e mezzo e cima
di tutto ciò che vuol Pregi' e comanda:
chi qui non si manten, giovane e vecchio,
riputare si può per corpo morto.
Amor, cui dico Morte, ha questo porto:
a cui ha preso, in tutto fuor ne 'l manda.
Così per ragion temporal vedete,
d'ogni sommato bene Amor distrugge;
per la divina tanto l'uom non fugge,
che a la fine l'arma non percuota
in inferno; qui n'è grav' ella e vuota,
sempremai soferendo fame e sete.
Qual vuole dire c'Amore li ten pro',
può star nel mondo d'una parte solo,
e senza l'ale prender puote volo;
se stato fosse figura incarnata,
un'or nel mondo non sarebbe stata,
ma sì distrutta, no 'nde saria assempro.
Che faite, folli, voi che date lodo
a cosa ch'ogni lume a l'alma spegne
e 'l corpo uc[c]ide de le cose degne?
Saver né forzo giamai no raquista
ciò che si perde per la Morte trista;
e quest'è ito di quanto tempo i' odo.