Panuccio dal Bagno, Vero è che stato son manta stagione

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Vero è che stato son manta stagione
senza d'amanza alcun far prendimento,
potendo elegimento
di tal fare, in cui ver' ben fosse appriso;
e ho fedel ver' ciò misa intenzione,
saver, penser non lento e provedenza,
né mai feci prendenza.
Pertanto cauto in ciò fatt'ho, diviso,
perciò ched'è diviso
del mi' cor fermo sempre ogne volere
che non solo piagere
come ne li altri in me confermi amanza,
ma sì sempre possanza
di piagimento, gentilezza e bene:
per ciò che non disvene
en nei gentil virtu senza fallanza.
Non fei prendenza d'amanza in desire,
percio ch'ove ho trovato esser plagenza,
non trovato ho potenza
d'altre virtù che son sovramagiore;
ma or l'ho priso, a ciò ch' aggio sentiree
di tale in cui piacere e virtu trovo,
e non solo io l'aprovo,
ma suoie operazion, suo gran valore;
che eo quasi un colore
cerno di suoie virtù quanto a sembianza.
Che se far dimostranza
volesse, in dir, del suo gran valimento,
daria conoscimento
a ciascun chiaro di lei fermamente,
per ciò che veramente
altra no ha ver' lei mai parimento.
Come a la sovra sua cara valenza
non pote altra aver mai simiglianza,
cusì senza fallanza
non pò mio amore alcun altro semblare;
ch'eo no ho solo in lei d'amor voglienza,
ch'è in altrui, voler con seco om bene;
ma mia voglienza è bene
in suo piager lo mio sempre di fare;
e ciò deo certo fare,
ch'ella m'ha fatto quel che in me non sono:
che per suo caro dono
del suo remiro tanto virtuoso
m' ha fatto grazïoso
in soa potenza, nel mio cor passando,
ove mise formando
del suo degno sentir fermo riposo.
Preso ha riposo in me suo pensamento
e l'alma forma di sua simiglianza,
la qual dato ha mutanza
a l'ofuscato mio primero stato
per suo gran virtuoso operamento:
ché miso ha dignità nel cor non degno,
e 'l suo valor sì degno
ha l'esser mio nel suo già trasformato:
che per mio vero grato
e sua virtu, son fatto un altro lei.
Vero è ch'ella non mei,
perché può fare assai più ch'io non posso,
ha ciò ch'eo son commosso,
ov'ell'è sempre 'n sua magna virtute,
poiché mi die' salute
del suo sentire, assai più che'n dir mosso.
Non mostro in dire quanto in cor mi posa
sua benvoglienza e suo caro pensero;
perciò che seria fero
poterlo a lingua alcun'sì divisare,
ché'l cor non pò pensar tanto gran cosa:
ché quando a ciò pensar provando intende,
certo adesso 'l comprende
ismarimento che 'l fa svariare.
E se 'n sé vòl tornare,
conven che solo stia tanto al sentire;
e quel po' sofferire,
perché tal sentimento è virtuoso:
ché 'l suo vero riposo
ha d'alegrezza in sé spiriti vivi,
li quai son sì gradivi
che fanno in tutto mio esser gioioso.
Va', mia nova canzone,
tutto quanto conven non forse degna,
a quella in cui cor regna
quanto si sa di ben più divisare.
E 'ntende a lei mostrare
come sua gran virtù, sua gran carezza
m'hanno dato fermezza
di sua amanza, che è senza aver pare.