Brunetto Latini, Il Tesoretto, XVIII

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Allora il cavalero,
che 'n sì alto mestero
avea la mente misa,
se n'andò a distesa
e gìsene a Prodezza;
e quivi con pianezza
e con bel piacimento
e disse il suo talento.
Allor vid' io Prodezza
con viso di baldezza
sicuro e sanza risa
parlare in questa guisa:
«Dicoti apertamente
che tu non sie corrente
a far né a dir follia,
ché, per la fede mia,
non ha presa mi' arte
chi segue folle parte;
e chi briga mattezza
non fie di tale altezza
che non ruvini a fondo:
non ha grazia nel mondo.
E guàrdati ognora
che tu non facci ingiura
né forza a om vivente:
quanto se' più potente,
cotanto più ti guarda,
ché la gente non tarda
di portar mala boce
a om che sempre noce.
Di tanto ti conforto,
che, se t'è fatto torto,
arditamente e bene
la tua ragion mantene.
Ben ti consiglio questo:
che, se tu col ligisto
atartene potessi,
vorria che lo facessi,
ch'egli è maggior prodezza
rinfrenar la mattezza
con dolci motti e piani
che venire a le mani.
E non mi piace grido;
pur con senno mi guido;
ma se 'l senno non vale,
metti mal contra male,
né già per suo romore
non bassar tuo onore;
ma s'è di te più forte,
fai senno se 'l comporte
e da' loco a la mischia,
ché foll' è chi s'arischia
quando non è potente:
però cortesemente
ti parti di romore;
ma se per suo furore
non ti lascia partire,
vogliendoti ferire,
consiglioti e comando
no 'nde vada [da] bando:
abbie le mani acorte,
non dubbiar de la morte,
ché tu sai per lo fermo
che già di nullo schermo
si pote omo covrire,
che non vada al morire
quando lo punto vene.
Però fa grande bene
chi s'arischi' al morire
anzi che soferire
vergogna né grave onta:
ché 'l maestro ne conta
che omo teme sovente
tal cosa, che neente
li farà nocimento.
Né non mostrar pavento
a om ch'è molto folle,
ché, se ti truova molle,
piglierànne baldanza;
ma tu abbi membranza
di farli un ma·riguardo,
sì sarà più codardo.
Se tu hai fatto offesa
altrui, che sia ripresa
in grave nimistanza,
sì abbi per usanza
di ben guardarti d' esso,
ed abbi sempre apresso
e arme e compagnia
a casa e per la via;
e se tu vai atorno,
sl va' per alto giorno,
mirando d'ogne parte,
ché non ci ha miglior arte
per far guardia sicura
che buona guardatura:
l'occhio ti guidi e porti,
e lo cor ti conforti.
E un'altra ti dico:
se questo tuo nemico
fosse di basso afare,
non ce t'asecurare,
perché sie più gentile;
no·llo tenere a vile,
ch'ogn'omo ha qualch' aiuto:
e i' ho già veduto
ben fare una vengianza,
che quasi rimembranza
no 'nd' era tra la gente.
Però cortesemente
del nemico ti porta,
e abbie usanza acorta:
se 'l truovi in alcun lato,
paia l'abbie innorato;
se 'l truovi in alcun loco,
per ira né per gioco
no·lli mostrare asprezza
ne villana fierezza;
dà·lli tutta la via:
però che maestria
afina più l'ardire
che non fa pur ferire.
Chi fere bene ardito,
pò ben esser ferito;
e se tu hai coltello,
altri l'ha buono e bello:
ma maestria conchiude
la forza e la vertude,
e fa 'ndugiar vendetta
e alungar la fretta
e mettere in obria
e atutar follia.
E tu sia bene apreso:
che se ti fosse ofeso
di parole o di detto,
non rizzar lo tu' petto,
ne non sie più corrente
che porti 'l convenente.
Al postutto non voglio
ch'alcuno per suo orgoglio
dica né faccia tanto
che 'l gioco torni 'n pianto,
né che già per parola
si tagli mano o gola.
E i' ho già veduto
omo ch'è pur seduto,
non facendo mostranza,
far ben dura vengianza.
S'afeso t'è di fatto,
dicoti a ogne patto
che tu non sie musorno,
ma di notte e di giorno
pensa de la vendetta,
e non aver tal fretta
che tu ne peggior' onta,
ché 'l maestro ne conta
che fretta porta inganno,
e 'ndugio è par di danno;
e tu così digrada:
ma pur, come che vada
la cosa, lenta o ratta,
sia la vendetta fatta.
E se 'l tuo buono amico
ha guerra di nemico,
tu ne fa' quanto lui,
e guàrdati di plui:
non menar tal burbanza
ched elli a tua fidanza
coninciasse tal cosa
che mai non abbia posa.
E ancor non ti caglia
d'oste né di battaglia,
né non sie trovatore
di guerra o di romore.
Ma se pur avenisse
che 'l tuo Comun facesse
oste o cavalcata,
voglio che 'n quell'andata
ti porte con barnaggio
e dimostreti maggio
che non porta tuo stato;
e déi in ogne lato
mostrar tutta franchezza
e far buona prodezza.
Non sie lento né tardo,
ché già omo codardo
non aquistò onore
né divenne maggiore.
E tu per nulla sorte
non dubitar di morte,
ch'assai è più piacente
morire orratamente
ch'esser vituperato,
vivendo, in ogne lato.
Or torna in tuo paese,
e sie prode e cortese:
non sia lanier né molle
né corrente né folle».
Così noi due stranieri
ci ritornammo arrieri:
colui n'andò in sua terra
ben apreso di guerra,
e io presi carriera
per andar là dov' iera
tutto mio intendimento
e 'l final pensamento,
per esser veditore
di Ventur' e d'Amore.