Dante da Maiano, Donna, la disdegnanza

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Donna, la disdegnanza
di voi mi fa dolere,
poi che merzé cherere
non mi val, né pietanza
Non mi doglio eo s'Amore,
donna di gran valenza,
mi dè core e voglienza
di gir voi disïando,
ma' di che lo meo core
ave pena e doglienza,
che la vostra plagenza
mi va pur disdegnando;
ca di voi, bella, amando
lo meo cor non ricrede,
tutto vostra merzede
m'aggia sì 'n ublianza.
Gaia donna e gioiosa,
per merzé solamente,
non vi sia dispiacente
sed io v'amo in disire;
ver' me non sia sdegnosa
vostra cera ridente,
gentil donna piagente
co lo dolze avvenire:
ch'eo non fino servire
vostro nobile affare,
né mi credo allegrare
che di vostra speranza.
D'ogne valor compita
fora vostra bontate,
s'un poco di pietate
fosse in vostro cor misa;
né cosa altra gradita
a la vostra bieltate
manca, donna, sacciate,
che pietà, ciò m'avvisa.
Dunque, como è divisa
da pietà vostra altezza,
poi che tanta addornezza
n'avria vostra innoranza?