Dante da Maiano, Lo meo gravoso affanno e lo dolore

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Lo meo gravoso affanno e lo dolore
non par di fore - sì com'è incarnato;
onde sacciate ch'à più greve ardore
quello malore - ch'è dentro celato:
da quel che gitta fuor lo suo calore
non è lo core - mai tanto gravato;
ma eo mi sforzo, e mostro gran baldore
allore - ch'aggio più doglioso stato.
Ché più laudato - è l'om, che ritenere
sa suo voler - di sua misaventura,
che sua figura - non cangi semblanza.
Bona speranza - de' l'om sempre avere,
ch'appresso lo dolere - è la ventura,
ch'a sua rancura - pò dar beninanza.