Guittone d'Arezzo, Figlio mio dilettoso, in faccia laude

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Figlio mio dilettoso, in faccia laude
non con descrezion, sembrame, m'archi:
lauda sua volonter non saggio l'aude,
se tutto laudator giusto ben marchi;
per che laudar me te non cor me laude,
tutto che laude merti e laude marchi:
laudando sparte bon de valor laude
legge orrando di saggi e non di Marchi.
Ma se che degno sia figlio m'acorgo,
no amo certo guaire a·tte dicimi,
ché volonteri a la tua lauda accorgo.
La grazia tua che «padre» dicimi,
ch'è figlio tale assai pago, corgo,
purché vera sapienzia a·ppoder cimi.