Guittone d'Arezzo, Non mi credea tanto aver fallato

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Non mi credea tanto aver fallato,
ca mi celasse mostrar so clarore
la rosa del giardino, a cui son dato,
perder potesse per altrui furore.
Non so perché mi avvenga, isventurato!
Ché sopra me non fu mai servidore
d'amarvi, fresco giglio dilicato:
nova ferita avi' data al meo core.
Per Deo, vi prego, non siate altera;
poiché 'l meo core avi' 'n vostro tenore,
nol sdegnate tener vostro servente.
Non è ragion che lial servo pera:
se ciò avvien, gran falsità fa Amore,
lo quale nasce cotanto sovente.