Cino da Pistoia, Merzé di quel signor ch'è dentro a meve

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Merzé di quel signor ch'è dentro a meve,
nessun non dótto che favelli 'n rima,
e che ciò possa dir meo core stima,
poi, quando 'l sente, l'uomo intender deve
ch'i' son quel sol che sua vertù riceve,
faccio ed acconcio tutto con sua lima,
ed ogni motto con lui movo, prima
ch'i' 'l porga fra le genti chiaro e breve.
Dunque di cui dottar degg'io parlando
d'Amor? che dal suo spirito procede,
che parla in me, ciò ch'io dico rimando.
Non temo lingua ch'adastando fiede;
ché l'uom che per invidia va biasmando
sempre dice 'l contraro a quel che crede.