Cino da Pistoia, Amato Gherarduccio, quand'i' scrivo

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Amato Gherarduccio, quand'i' scrivo
di quella (ch'ad Amor più non mi lagno)
a te, che n'hai tessuto come ragno
presente, lunge e ritornando vivo,
trovandomi di sua veduta privo,
del pianto che m'abbonda sì mi bagno,
che non posso parlare, anzi rimagno,
più ch'i' non soglio, doglioso e pensivo.
E se non fosse che spesso ricorro
a la figura 'n sua sembianza pinta,
fôra d'angoscia la mia vita estinta.
Così, lontan, m'aito e mi soccorro,
per ritornare e dar maggiore strinta,
quand'aver ti parrà la guerra vinta.