Cino da Pistoia, Io son colui che spesso m'inginocchio

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Io son colui che spesso m'inginocchio,
pregando Amor che d'ogni mal mi targa:
e' mi risponde come quel da Barga,
e voi, messer, lo mi gittate in occhio.
E veggiovi goder come 'l monocchio,
che li altri del maggior difetto varga;
tale che muta, in peggio non si starga,
con' fece del signor suo lo ranocchio.
In figura vi parlo, ed in sembiante
siete dell'animale che si lorda:
ben è talvolta far l'orecchia sorda;
e non crediate che 'l tambur mi storda,
ché sì credeste a chi li amici scorda;
chi mostra 'l vero intendo, e so'gli amante.