Cino da Pistoia, Quando potrò io dir: Dolce mio dio

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Quando potrò io dir: «Dolce mio dio,
per tua grande vertute
or m'hai tu posto d'ogni guerra in pace,
però che gli occhi miei, com'io disio,
veggion quella salute
che dopo affanno riposar mi face.»?
Quando potrò io dir: «Signor verace,
or m'hai tu tratto d'ogni oscuritate,
or liberato son d'ogni martiro,
però ch'io veggio e miro
quella ch'è dea d'ogni gran biltate,
che m'empie tutto di soavitate»?
Increscati di me, signor possente
che l'alto ciel distringi,
de la battaglia de' sospir' ch'io porto.
Increscati la guerra della mente,
là dove tu dipingi
quel che rimira l'intelletto accorto.
Increscati del cor, che giace morto
del colpo della tua dolce saetta,
che fabricata fu di quel piacere,
nel qual certo vedere
tu mi facesti quella vita eletta
per cui agli angiol' d'ubidir diletta.
Muoviti, omai, signor cui sempre adoro,
signor cui tanto chiamo,
signor mio solo a cui mi raccomando,
muoviti a pietà, vedi ch'io moro,
vedi per te quant'amo,
vedi per te quante lagrime spando.
Signor mio, non sofferir ch'amando
da me si parta l'anima mia trista
che fu sì lieta de la tua sentita.
Vedi che poca vita
rimasa m'è, se non mi si racquista
per grazia della beata vista.