Cino da Pistoia, Quando pur veggio che si volta il sole

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Quando pur veggio che si volta il sole
ed apparisce l'ombra,
per cui non spero più la dolce vista,
né ricevuto ha l'alma, come suole,
quel raggio che la sgombra
d'ogni martiro che lontano acquista,
tanto forte si attrista - e si travaglia
la mente, ove si chiude lo disio,
che 'l dolente cor mio
piangendo ha di sospiri una battaglia,
che comincia la sera
e dura insino a la seconda spera.
Allor ch'io mi ritorno a la speranza,
e lo disio si leva
col giorno che riscuote lo mio core,
mi movo e cerco di trovar pietanza,
tanto ch'io riceva
dagli occhi 'l don che fa contento Amore:
ch' egli ha già, per dolore - e per gravezza
del perduto veder, più amanti morti.
Dunque ch'io mi conforti
sol con la vista, e prendane allegrezza
sovente in questo stato,
non mi par esser con ragion biasmato.
Amor con quel principio onde si cria
sempre 'l disio conduce,
e quel per gli occhi innamorati viene;
per lor si porge quella fede in pria
da l'una a l'altra luce,
che nel cor passa e poi diventa spene.
Di tutto questo - ben son li occhi scorta:
chi gli occhi, quando amanz'ha dentro chiusa,
riguardando non usa,
fa come quei che dentro arde e la porta
contra 'l soccorso chiude:
però de li occhi usar vòl la virtude.
Vanne via, mia canzon, di gente in gente,
tanto che la più gentil donna trovi,
e priega che suoi novi
e begli occhi amorosi dolcemente
amici sian de' miei,
quando per aver vita guardan lei.