Cino da Pistoia, Sì mi stringe l'amore

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Sì mi stringe l'amore
mortalemente in ciascun membro, o lasso!
che sospirar non lasso
né altro già non so dicer né fare.
Il corpo piange il core,
ch'è dipartito e dato gli ha consorte,
in loco di sé, morte,
cioè Amor che 'l fa per morto stare.
Con questo è pur penare,
né si può rallegrare
né sé riscuoter già sol per Mercede,
se la vostra figura
non veggio, donna, in cui è il viver meo.
Così m'aiuti Deo!
ché già per altro voi non pongo cura.
Sempre con fede pura
lievo gli occhi miei, ch'arrecan vita
a la mia ammortita
persona, lassa quando voi non vede.
Non è già maraviglia,
donna, se a veder voi mi rattegno,
ché ciò pur far convegno
s'io vo' campar di morte e vita avere.
Ma gran cosa simiglia,
poi ch'io mi son per aventura giunto,
com'io mi parto punto
del loco là 'v'io posso voi vedere,
ov'è lo meo piacere.
Non sol me rattenere,
ma pur venir là 'v'è vostra persona
dovria senza partire,
mettendomi pertanto al disperare,
anzi che ritornare
a così forte e sì crudel martire.
Dio! donna, abellire
non vi dé sì la passione mia,
che star ver' voi vorria,
ch'a tutto 'l mondo siete santa e bona.
Non sol eo, che sorpreso
m'ha tanto, oltr'a pensare, Amor di vui,
ch'io v'amo più d'altrui,
bramo voi veder per mia salute;
ma ciascun altro inteso
e talentoso ènde coralemente;
tant'è miracol gente
veder voi, cosa di sovra vertute,
più che Natura puote;
ché mai non fuor vedute
così nove bellezze in donna adorna.
Com'io credo di piana,
v'elesse Dio fra li angeli più bella,
e 'n far cosa novella
prender vi fece condizione umana:
tanto siete sovrana
e gentil creatura, che lo mondo
esser vi dee giocondo,
sol che tra noi vostra cera soggiorna.
Donna, per Deo, pensate,
ched e' però vi fe' maravigliosa
sovrapiacente cosa,
che l'uom laudasse Lui nel vostro aviso;
a ciò vi die' beltate,
che voi mostraste sua somma potenza.
Dunque, in dispiagenza
essere non vi dé, s'i' sguardo fiso
vostro mirabil viso,
che m'ha lo cor diviso
e che m'alleggia ogni gravosa pena;
già non vi fece Deo
perché ancidesse alcun vostro bellore.
La mia vita si more
naturalmente se voi non vegg'eo,
sì m'è mortale e reo
stare senza veder la vostra cera,
mia vigorosa spera
ch'a vita e morte sovente mi mena.
Ahi me lasso! morto
anzi foss'eo che dispiacervi tanto,
che voi vedere alquanto
non concedeste a me, servo leale!
Omo son for conforto;
tant'è l'anima mia smarrita omai,
che non fina trar guai,
sì la tempesta tempo fortunale.
Già son venuto a tale,
per soverchio di male,
che ogn'uom mi mira per iscontraffatto.
Dunque, se mi scampate,
merito n'averete da Dio certo,
ch'Amor m'ha tutto offerto
e collocato in vostra potestate.
Per Dio, di me pietate
vi prenda, per mercé, di meve un poco.
Ritornatemi in gioco,
ch'io prenda ardir, ché sto ver' ciascun quatto.