Cino da Pistoia, Chi a falsi sembianti il cor arisca

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Chi a falsi sembianti il cor arisca,
credendo esser amato, e s'in[n]amora,
tanto diletto non sente in quel[l]'ora,
ch'apresso più di pena non lang[u]isca,
quando per lume di vertà chiarisca
ch'el no[n] è dentro quel che par di fòra;
e se di ciò seguir più si rancora,
co[n]ven che finalmente ne perisca.
Onde non chiamo già donna, ma morte,
quella ch'altrui per servitor accoglie
e poi gab[b]ando e sdegnando l'uccide,
a poco a poco la vita gli toglie,
e quanto più tormenta più ne ride:
caduta vegg'eo lei in simil sorte.