Guido Cavalcanti, I' vegno'l giorno a te'nfinite volte

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I' vegno'l giorno a te'nfinite volte
e trovoti pensar troppo vilmente:
molto mi dòl della gentil tua mente
e d'assai tue vertù che ti son tolte.
Solevanti spiacer persone molte;
tuttor fuggivi l'annoiosa gente;
di me parlavi sì coralemente,
che tutte le tue rime avie ricolte.
Or non ardisco, per la vil tua vita,
far mostramento che tu' dir mi piaccia,
né'n guisa vegno a te, che tu mi veggi.
Se'l presente sonetto spesso leggi,
lo spirito noioso che ti caccia
si partirà da l'anima invilita.