Buonagiunta Orbicciani, Tal è la fiamma e 'l foco

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Tal è la fiamma e 'l foco
là 'nd'eo incendo e coco, - o dolze meo sire,
che ismarrire - mi fate la mente e lo core.
Ismarrire mi fate la mente e lo core,
sì che tutta per voi mi distruggo e disfaccio,
così come si sface la rosa e lo fiore
quando la sovragiunge fredura né ghiaccio.
Così son presa al laccio
per la stranianza nostra imprumera
come la fèra - amorosa di tutta la gente.
Tant' è 'l foco e la fiamma, che 'l meo core abonda,
che non credo che mai si potesse astutare;
e non è nullo membro, che no mi si confonda,
e non vegio per arte ove possa campare,
com' quel che cade al mare,
che non ha sostegno ne ritenenza
per la 'ncrescenza - de l'onda, che vede frangente.
Se mi sete sì fèro com' parete in vista
e noioso secondo la ria dimostranza,
ancidetimi adesso ch'eo vivo più trista
che quand'eo fosse morta; tant'ho grande dottanza!
Se la bona speranza,
ch'eo agio di voi mi rinfrangesse,
s'eo m'ancidesse, - serestene poi penetente.
Io non v'oso guardare né 'n viso né 'n ciera
né mostrarvi sembianti, come fare solia,
ché mi faite una vista mortale e crudera,
com'eo fosse di voi nemica giudìa.
Ed esser non dovria
perch'io ci colpasse; che la casione
de l'ofensione - non fue che montasse niente.