Buonagiunta Orbicciani, Quando apar l'aulente fiore

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Quando apar l'aulente fiore,
lo tempo dolze e serino,
gli auscelletti infra gli albóre
ciascun canta in suo latino:
per lo dolze canto e fino
si confortan gli amadore,
quegli ch'aman lealmente.
Eo lasso no rifino
per quella che 'l meo core
va pensoso infra la gente.
Per quella, che m'ha in ballìa
e m'ha d'amore conquiso
vo pensoso nott'e dia,
per quella col chiaro viso:
co' riguardi e dolce riso
m' ha lanciato e mi distringe
la più dolze criatura.
Lasso! quando m'ebe priso
d'amor tutor mi s'infinge,
pare di me non ha cura.
Cogli sguardi m'ha conquiso.
parlando ond'io mi doglio,
lasso! quando m'ebe priso;
or mi va menando orgoglio.
Adunque partir mi voglio
d'Amore e di suo servire
e de li falsi riguardi,
e fare ciò ch'io non soglio
. . . . mantenire
per quella, che tuto m'ardi.
Ben me ne voria partire
S'unque lo potesse fare;
m'adoblaran li martire,
non ne poria in ciò campare.
Adunqua mi conven stare
a la sua dolze speranza
e non essere argoglioso,
ma tutor merzé chiamare:
forse ne verà pietanza
quella, c'ha'l viso amoroso.
Canzonetta dolze e fina,
va', saluta la più gente;
vann'a quella, ch'è regina
di tuti gl'insegnamente.
Da mia parte t'apresente,
e sì le chiama merzide
che non degia più sofrire
ch'io patisca esti tormente:
ca rimembrando m'auzide
e d'amor mi fa languire.