Buonagiunta Orbicciani, Similemente onore

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Similemente onore
como 'l piacere,
al meo parere,
s'acquista e si mantene;
e ambur, hanno un core
e un volere,
como savere
a li bon si convene.
Donqua dirà l'on: «Come
amburo han più d'un nome,
da poi che 'nsieme
son d'una speme
e d'un potere e d'uno intendimento?»
Però che son du' cose
in un voler conchiose:
dal piacer vene
in prima 'l bene,
und'onor cresce, ch'è suo compimento.
In prima che 'l piacere
è l'obedire,
unde'l servire
si move ogna stagione;
e non è alcun savere
da più saglire
sensa 'l sufrire
per nessuna cagione.
Che'l sofferire è tale,
e tanto monta e vale,
che fa compire
ogni volire
e d'ogni bene e somma e sentensa.
Chi non è sofferente
non può esser piacente,
né può montare
in grande affare.
Cotanto vien da fina canoscensa!
Cannoscensa si move
da senno intero,
como dal cero,
quand'arde, lo sprendore,
e tutte cose nòve
di stato altèro
di le' nascêro
e nasceno a tutt'ore.
A la sua signoria
si regge cortezia,
tutta larghessa,
tutta prodessa,
pregio e leansa e tutto valimento.
Quel corpo là u' si cria
giammai non falleria
né per ricchessa,
ne per grandessa,
tanto lo guida fino insegnamento.
Tant'è l'om da pregiare
di canoscensa
e di valensa
quant'opra per ragione;
e tant'è da blasmare
quant' ha potensa
e intendensa
e non fa messione
per venire in orransa,
in lontana contansa,
e per potere
tra i bon capere
e conquistar l'onor, che s'abandona
per la dismizuransa
de la malvagia uzansa,
che fa valere
poco d'avere
piu che bonta u pregio di persona.
Se l'onor vi parlasse,
signor, ch'andate
e cavalcate
a guiza di maggiori,
non sria chi l'aspettasse,
se ben guardate
quel ch'operate
ver' lui nei vostri cori.
. . . .
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