Buonagiunta Orbicciani, Molto si fa brasmare

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Molto si fa brasmare
chi loda lo su' affare
e pòi torn' al neiente;
e molto più disvia
e cade in gran falensa
chi usa pur follia
e non ha caunoscensa:
qual om' ha più bailia,
piu dé aver sofferensa
per piacere a la gente.
Molti son che non sanno
ben dir né operare;
sed han buon presio un anno,
non è da curucciare,
ché tutto torna a danno:
falso presio durare
non poria lungamente.
Radice è di viltade,
ch'a tutti ben dispiace,
lodare om sua bontade,
[e] prodezza chi face:
quei che la fa ne cade;
[però] quei che la tace
ne cresce fermamente.
Nessuno e più ingannato
che de la sua persona:
ché tal si tien biasmato
che Dio li dà corona,
e tal si tien laudato
che lo contraro dona
a lui similemente.
Qual om' è laldatore
de lo suo fatto stesse
non ha ben gran valore
né ben ferme prodesse;
ma l'uom ch'è di buon cuore
tace le sue arditesse
ed è'[n]de più piacente.
Valor non sta celato,
né presio né prodessa
néd omo innamorato
né ben grand'allegressa,
como 'l foco alumato,
quando la fiamma ha messa,
si mossa grandemente.
Strugga Dio li noiosi,
li falsi iscaunoscenti
che viven odiosi
di que' che son piacenti:
dinanzi so' amorosi,
dirieto son pungenti
com' aspido serpente.
Sieden su per li banchi,
facendo lor consiglio:
dei dritti fanno manchi,
del nero bianco giglio,
e no 'nde sono stanchi;
und'eo mi meraviglio
como Deo lo consente.
Bal[l]ata, in cortesia,
ad onta de' noiosi,
saluta tuttavia,
conforta li amorosi
e di' lor c'amor sia:
li lor bon cor gioiosi
seranno tostamente.